Lavoro e Cultura del lavoro per guarire i mali di Napoli!

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“La criminalità, è noto, prospera dove fondamentalmente vige l’ignoranza, che alimenta paura e sottomissione, e dove non c’è lavoro”.

È vera la prima ipotesi, inesatta la seconda.

Perchè, in verità, spesso non manca il lavoro in sé, ma la cultura del lavoro, cioè l’idea che esistano tanti modi, e diversi, per riuscire onestamente a portare uno stipendio a casa. Spesso, dove non c’é la cultura del lavoro non si cerca il lavoro, ma un posto sicuro che, a differenza del lavoro vero, si disinteressa alla creazione del valore, non induce alla proattività ma, al contrario, introduce una passività ed uccide l’entusiasmo, la speranza in un domani più piacevole e ricco.

Ma la criminalità si diffonde anche dove, per scelta precisa del mondo politico, manca lo Stato: mancano le regole ed il sopruso prende il posto del vivere civile.

Il tipo di lavoro non può prescindere dal luogo, dal contesto, dalla cultura, dalla storia dall’indole delle persone, dalla natura, dal clima. Molto spesso, quando chi governa una città (e a Napoli è successo spesso) non vi è nato e vissuto, porta modelli di vita, di lavoro, culturali che non appartengono all’identità del luogo. Nasce contrapposizione, si producono investimenti non adatti al contesto, anzi contrari.

Mi spiego meglio con un esempio per comprendere la differenza sostanziale tra creare posti di lavoro ed invece creare contemporaneamente cultura del lavoro e lavoro.

Sempre più spesso le città investono in megacentri commerciali.

Politicamente la scelta sembra vincente, perchè si creano posti di lavoro. Non si crea un grande indotto, in quanto questi centri si de-localizzano fuori città per la facile raggiungibilità e per gli ampi spazi necessari. Politicamente ci si rapporta spesso con grandi gruppi industriali e questo conferisce “potere” al politico di turno. Molto spesso i costruttori dell’opera devono fare i conti con il “territorio ed il relativo malaffare” per licenze, aziende edili…
E poi arriva il momento delle assunzioni: la maggior parte di queste riguardano figure di bassa professionalità, dove il condizionamento politico e delinquenziale ha gioco facile. I neo assunti, molti di questi, saranno i clienti della politica locale, ed alcuni risponderanno al malavitoso locale.
Ma l’aspetto più grave, che viene sottovalutato, è che abbiamo in questo modo affermato che il lavoro si ottiene con favori, e senza dovere necessariamente esprimere competenza e professionalità. I lavoratori non si sforzeranno di dare il loro massimo valore, ma si atterranno ai compiti, con l’unico obiettivo dello stipendio e badando solo a non essere licenziati. Proviamo a dare un’alternativa a questa logica.

Le grandi città, e Napoli è una di queste, sono ricche di storia e di tradizione. Spesso vi sono quartieri che un tempo erano splendidi ed oggi sono degradati, trascurati, ed a Napoli anche sporchi, dove si creano le condizioni di vivibilità per povera gente, e gente al limite della società. Di contro, in questi quartieri sopravvivono antichi mestieri: oltre al bar, esiste il macellaio, il salumiere, il tabaccaio, gli artigiani di tanti mestieri. Ed i palazzi sono splendidi, ma trascurati, spesso in rovina. Esiste tanta gente che ogni mattina fa il suo lavoro: alza la saracinesca ed incomincia la sua giornata, che spesso coinvolge la moglie ed i figli. In queste persone esiste la cultura del lavoro, la consapevolezza del rischio d’impresa, che tutta la famiglia è coinvolta a difendere.

Se si restaurassero questi quartieri, nel rispetto architettonico, dando antico splendore ai luoghi, organizzando le vie in modo strutturale, rendendo agevole il passeggiare…
Se tutti i negozi avessero delle facciate in unico stile e, soprattutto, si coinvolgessero i piccoli negozianti nel progetto, tutelandoli e garantendo loro un esercizio commerciale di qualità, si consoliderebbe la loro capacità imprenditoriale, si incrementerebbe il loro volume d’affari, si darebbe più certezza ai figli nel continuare l’impresa paterna.
Politicamente una tale operazione darebbe più successo e visibilità rispetto alla sponsorizzazione di un ipermercato in periferia. In quella area si creerebbero inoltre, anticorpi formidabili contro qualunque forma di criminalità.

Senza accorgercene, inoltre, avremo alimentato la politica della GLOCALIZZAZIONE, cioè la determinazione ad amplificare il valore delle Eccellenze locali che sarà, a mio avviso, un tema fondamentale affinché il Sud Italia, e Napoli in particolare, possano ritrovare la strada del riscatto.
Di esempi del genere ne faremo tanti: essi saranno il corpo di una politica del cambiamento, basata sulla “necessità” di valorizzare quanto Napoli riesce già a fare, affinché si consolidi tale valore. Interventi semplici, e poco costosi, ma capaci di cambiamenti evidenti e facilmente percepibili dalla gente comune, non solo nella forma rappresentativa, ma soprattutto nella sostanza di creare opportunità e valore per se stessi.

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