Passeggiando per Napoli si rimane sconcertati per il dissesto delle strade, per l’innumerevole numero di palazzi fatiscenti, anche in zone di prestigio, di lampioni che sono tutti precari.
Sono assurdi i sensi di circolazione, le corsie preferenziali utilizzate da tutti e i semafori temporizzati in modo errato. Cose evidenti a tutti, soprattutto ai tassisti che, se interrogati, daranno tutti la stessa soluzione al problema. Sempre di una semplicità disarmante, tanto semplice che ti costringe a pensare che solo la “strafottenza” può creare una tale degenerazione, anche perchè le soluzioni sono evidenti, semplici e poco costose.
Il “poco” costoso può essere mai la chiave di tanto disservizio?
Un sistema malato e corrotto può cercare la soluzione sempre più costosa e meno utile perchè in questo modo sarà più grande l’eventuale spartizione economica tra società appaltatrici, ente, politici e gente di malaffare? Probabilmente è così.
Certo è che la continua ricerca del grande appalto comporta la ricerca delle grandi aziende e queste non sono mai del Sud ma forniscono, con il loro nome blasonato, la copertura a qualsivoglia pastrocchio successivo. Spesso si prestano a questo gioco perverso, attraverso opportuni rappresentanti locali, che svendono la città per pochi euro, rispetto all’enorme danno che consentono di realizzare.
Ci sono opere appaltate che non finiscono mai, e sembra che il Comune non riesca a concepire un modalità di appalto a prezzo chiuso e soprattutto in tempi definiti. Ognuno di noi, che ristruttura la propria casa, si guarderebbe bene dal commissionare l’appalto se non a prezzo chiuso. E ciò nonostante, è veramente difficile non essere soggetti a varianti in corso d’opera.
Se invece si stravolgesse completamente la logica d’appalto, ed i grandi lavori si scomponessero in tanti più piccoli appalti, ma tutti perfettamente circoscritti ed inquadrabili
in modo chiaro, si avrebbe la possibilità di dare lavoro a molte micro-imprese che più facilmente sarebbero di Napoli e dintorni. E questo principio, ben gestito, si potrebbe fare applicare anche ai grandi appalti più complessi, dove si potrebbe pretendere una partecipazione percentuale di imprese qualificate del territorio, in Associazione d’impresa con il committente principale, affinché la piccola impresa campana maturi crediti e professionalità nell’ambito dell’edilizia pubblica.
In questa logica il Comune, il suo ufficio tecnico, potrebbe ritornare ad essere un luogo di professionisti qualificati, per definire gli appalti e gestirli in modo professionale, e controllato.
Questi semplici principi, molto lontani dagli attuali, si presterebbero ad una più trasparente logica degli appalti, che prevedrebbe un albo qualificato e certificato di imprese.
In una città come Napoli dove esiste una necessità primaria di distogliere forze giovani e poco qualificate dalla strada, dalla disoccupazione e dalle sirene della malavita, un approccio determinato a creare le condizioni di una ripresa dell’edilizia pubblica in modo concreto, consentirebbe un’immediata opportunità di creare lavoro, solo in apparenza poco qualificato.
Il comune dovrà essere rigoroso nel fare rispettare i contratti di lavoro, e ciò garantendo in primis all’azienda un valore di appalto, tale da garantire l’assumibilità delle risorse.
In pratica, la ripresa delle opere pubbliche, di tante piccole opere, consentirebbe immediatamente di: creare lavoro di vari livelli qualitativi, rendere più vivibile la città, dare più prospettive ai giovani ed alle piccole imprese territoriali.
Fondamentale sarebbe porre in ogni cantiere la data di fine lavori, pubblica ai cittadini, e spiegarne l’intervento.
Fondamentale è la scelta delle priorità degli interventi:
In primis tutti gli interventi necessari per garantire la sicurezza. Io ho vissuto due volte la tragedia di vedere amici e conoscenti morti per una buca, caduti in modo drammatico dal motorino. Tutti ricordano persone morte per la caduta di un lampione, altri per la caduta di un albero, e poi ci sono le fogne sempre mal manutenute con i relativi danni che ciò arreca. E poi tutti gli interventi che migliorerebbero il traffico, o i parcheggi.
Ma ciò non eviterebbe che, in parallelo e con il supporto di fondi europei, vista la quantità di siti di bellezza incredibile, si possa intervenire con opere che migliorino la città in qualità.
Si può ridare colore alla città, che sembra non avere un giardiniere, attraverso nuove piante, nuovi giardini.
Sono cose banali, semplici. Se non si sono mai fatte, è triste dover pensare che tutti quelli che hanno gestito Napoli, negli anni, non hanno mai amato né la città, né i suoi cittadini.