A sentire oggi, Napoli raccontata dagli altri è vista come città sporca, dove vive gente poco laboriosa, spesso dedita al malaffare, rumorosa, caotica e poco incline a rispettare le regole.
Sembra incredibile, ma se leggessimo cronache della Napoli antica del 600, 700 raccontata dai tanti che la visitavano, avremmo una rappresentazione molto simile a quella di oggi. Anzi, la rappresentazione di allora era sintetizzata in un posto simile al Paradiso, vissuto dai diavoli.
Un’attenta lettura storica della Napoli nei secoli, però, non potrebbe non evidenziare l’innumerevole numero di talenti vissuti in questa città, i primati raggiunti in particolari periodi storici: la Napoli annessa al Regno d’Italia era capitale Europea con primati nell’industria metalmeccanica e ferroviaria, nell’agricoltura, ma anche nelle scienze con una delle Università più prestigiose del tempo. Il Regno delle due Sicilie aveva il Prodotto Interno Lordo (PIL) pari alla somma di quello di tutti gli altri stati messi insieme. Il teatro San Carlo scenario mondiale per gli artisti dell’epoca.
In questo distacco tra l’essere di Napoli, le sue eccezionalità e l’ignoranza della moltitudine è, a mio avviso, il seme di tutti i mali della città.
A Napoli esiste da millenni una massa di persone molto numerosa ed anche molto intelligente, che però non è mai riuscita ad affrancarsi dall’ignoranza, non è mai riuscita a pretendere ma, come stordita, è riuscita solo ad arrangiarsi e a trarre quanti più vantaggi possibili dai potenti del momento. Facile quindi pensare come questo sodalizio sia poi stata la forza trainante affinché il potere politico avesse interesse fortissimo, affinché tale moltitudine rimanesse in uno stato di sudditanza psicologica, finalizzata alla richiesta di consenso, quando necessario.
Anche in questo caso le analogie tra ieri ed oggi sono quanto mai eloquenti. In questo connubio potere politico e massa ignorante e numerosa è la rovina di Napoli e, come in uno schiaccianoci che ha questi due bracci, in mezzo la Napoli laboriosa. La forza del connubio è stata tale sempre nella storia di Napoli, da annientare sul sorgere qualunque reazione, perchè la massa non è mai stata in grado di distinguere coloro i quali volevano esclusivamente l’interesse di tutti dai pochi mascalzoni che, gestendo il potere, lo usavano per adulare e catturare facilmente le masse.
Queste premesse sono fondamentali perchè la non comprensione di Napoli non potrebbe mai portare alla soluzione dei suoi problemi.
Affrancare la massa dall’ignoranza è fondamentale per cambiare la città. Ma la massa ha bisogno di un linguaggio semplice che sia tale cioè da risolvere il primo problema, che per molti è la sopravvivenza quotidiana. Perchè molti a Napoli oggi non vivono, ma sopravvivono. Bisogna essere consapevoli che la filosofia, l’eloquenza, la giustezza delle proprie ragioni non sfama la gente. Napoli, quella povera ed ignorante, che in parte delinque, ha bisogno di lavoro, ma non solo, e questo è drammatico: va educata al lavoro, a crederci che esiste, a capire che bisogna fare sacrifici per imparare un mestiere … e per fare questo non ci vuole un giorno, ma secoli di rieducazione.
Convincere la massa a riprendersi la propria dignità, ed a conquistare il lavoro contro la mortificazione dell’elemosina politica è la grande vittoria di chiunque volesse spendersi per cambiare la città.