La questione napoletana
categoria Cultura.
Autore: Francesco Floro Flores
Non mi scandalizzano le vicende di un potente, ricchissimo che si lascia andare ad ogni sorta di esperienza, nella quale si illude di soddisfare ogni sua richiesta, forte del suo potere, per poi sentirsi più solo e povero di prima.
Che emozione potrà dargli una ragazza che paga, che traveste. Quale deve essere lo stato di confusione mentale che ne deve ricavare poi.
A me questi uomini, tra l’altro anziani, destano pietà, e molto più dispiace pensare alle loro, famiglie sistematicamente offese nella propria dignità.
Mi sconvolge invece, lo spaccato della società che fa contorno al potente.
Ragazze disponibili, non solo prostitute, ma anche studentesse, sedicenti attrici, che non hanno scrupolo a prostituirsi una sera occasionalmente, pur di raggiungere il loro obiettivo. Soldi e qualche promessa.
Ma peggio i fratelli che seguono da tifosi la sorella che fa carriera, quando finalmente viene invitata a letto, o il padre, che spiega ad una figlia, un attimo in difficoltà, che gli uomini sono un po’ tutti così: di fronte alla vista di una creatura nuda, non possono non toccarla.
Queste ragazze non hanno anticorpi, quei padri non hanno più niente da insegnare, hanno perso la dignità.
Sembra che nessuno consideri più che il COME si raggiunge un obiettivo, è molto più importante che raggiungerlo
In questo sconvolgimento della società italiana nessuno ha più vergogna. Nessuno arrossisce.
Solo pochi anni fa quei padri, quei fratelli mortificati avrebbero schiaffeggiato le figlie, e sarebbero andati ad Arcore a bestemmiare contro il potente, a minacciarlo, senza giudici ed avvocati, ma con la Forza, della propria dignità.
Quella dignità , se ci fosse oggi, farebbe sì paura al potente !!
Autore: Francesco Floro Flores
Il 22 dicembre alcuni movimenti cittadini, nati spontaneamente, insieme rappresenteranno le loro idee, diverse nella genesi, ma coincidenti negli obiettivi. C’è una unica grande volontà di dimostrare che Napoli c’è. Che i napoletani se vorrannno, potranno finalmente scegliere anche al di là dei partiti.
Non è stato facile “unire”. A Napoli ci sono sempre state grandi individualità, ma è sempre mancato lo spirito civico, il senso comune, piuttosto che l’egoismo del singolo.
Però ci siamo riusciti. Anche i discorsi dei singoli rappresentanti, sono parti integrate e complementari di un unico programma per la città di Napoli.
C’è un bisogno sentito e sincero di cambiare. C’è il desiderio di vivere liberamente, soffacati ormai da un malessere comune, di cui la spazzatura è un elemento, ma non l’unico.
Il 22 dicembre è il giorno in cui chiunque si può aggregare, unire a tutti noi, per gridare che non si è soli, che noi non siamo soli. Senza clamori, con il passa parola, questo brusio della gente per bene, che oggi non da fastidio a nessuno, può diventare il boato, che potrebbe finalmente cambiare lo spirito della nostra città.
Un sogno, ma per viverlo è necessario che tutti ma proprio tutti gli uomini e donne che amano Napoli, si sveglino. E’ una grande occasione, forse l’ultima, non la perdiamo, vediamoci in tanti al Sannazzaro, non reimpiamo solo il teatro, ma anche la piazzetta adiacente. Sarà il modo giusto per gridare che Napoli c’è e non vuole più aspettare.
Autore: Francesco Floro Flores

Napoli c'è 22 dicembre 2010 - Teatro Sannazaro
Le associazioni:
Cambiamo Napoli | Movimento 5 stelle | Insieme per la Rinascita | Partito del Sud
presentano
Napoli c’è
“Ripristino della legalità e della sicurezza dei cittadini:
controllo del territorio e strategie di contrasto alla criminalità. ”
Francesco Forzati – Cambiamo Napoli
“Idee e progetti per lo sviluppo del turismo e la valorizzazione
dei beni culturali”
Alessandro Amitrano – Insieme per la rinascita
“Dall’attuale disastro ad un ‘ambiente ideale!”
Marco Savarese – Movimento 5 Stelle
“La Questione Meridionale : “eredi di una grande storia,
ma anche d’una grande vessazione irrisolta che dura da 150 anni.”
Andrea Balia – Partito del Sud
“Lavoro e cultura del lavoro, per guarire i mali di Napoli”
Francesco Floro Flores
Autore: Francesco Floro Flores
Penso, che queste parole, siano estremamente aderenti alla realtà, che ogni napoletano vive, oggi.
Ad ascoltare la nostra gioventù, spesso si è in presenza di un silenzio assordante: i nostri adolescenti hanno perso il senso di alcuni valori pregnanti, inseguendo l’apparire, al desiderio di essere, spinti in codesta apatia, da una televisione che oltre ad essere lo specchio della nostra società, contemporaneamente è un continuo propositore di nuovi e più deprimenti costumi.
Ci sono giovani, interessanti, volitivi, che sentono il disagio, che vogliono cambiare, ma si limitano, anche per mezzi inadeguati, a contestare giustamente il contesto.
Ma se sono uniti nella critica, nella necessità di agire, trovano difficile l’aggregazione, il convergere in un obiettivo unico, che renderebbe finalmente vive ed assordanti le loro proposizioni.
Ci sono, giovani, e sono tanti, e sempre di più, che hanno la determinazione e consapevolezza di volere lasciare Napoli, di andare dove le loro capacità, il loro talento sia valorizzato, premiato, ma anche solo riconosciuto. Spesso sono i giovani migliori, delusi e mortificati dalla quotidianità di una città, che privilegia la furbizia, l’imbroglio, l’arroganza, la malfamazione.
E ci sono ancora giovani, che invece hanno ancora un filo di speranza di rimanere a Napoli. Sono pendolari, ingegneri, dottori, ricercatori, ma anche operai, segretari… che viaggiano tutte la mattine per raggiungere Roma o tutti i lunedì per andare in Italia, al Nord, novelli pendolari, quasi emigrati, che sognano, di riportare la loro esperienza nella loro città. Giorno dopo giorno, con sempre minore speranza, alla notizia, che le imprese chiudono, le multinazionali disinvestono, che le istituzioni non hanno piu’ soldi, derubate dall’interno e sovraccariche di personale, inutile.
Ma io ho motivo di ritenere, che tutti, proprio tutti i ragazzi napoletani, citati, ma anche quelli che hanno lasciato già Napoli, sognino il cambiamento, che Napoli possa rivivere il suo splendore di città bellissima, colta, viva, ricca di arte e di talento .
Io sogno che la gioventù napoletana si svegli con la determinazione di volersi riprendere la propria città, che venga espulsa non la migliore gioventù, ma una borghesia cancerogena, solidale con il malaffare e la mala politica. Un borghesia corrotta sempre solidale con il potere di turno, pronta a svendere la città ed i napoletani per un proprio tornaconto.
Il sogno non può essere di uno, ma deve essere di tutti, uniti, e disposti a lasciare il proprio egoismo, per renderlo disponibile alla Causa, unica e di tutti i napoletani.
Autore: Francesco Floro Flores
La nazionale è uscita dal mondiale in modo mortificante.
Il selezionatore, il sig. Lippi in pieno conflitto d’interessi (il figlio è membro della Gea) ha scelto i 23 calciatori. Chissà quanti sono sotto contratto Gea, e quanti di quelli che pure avrebbero meritato, e che non sono stati convocati, invece non lo erano. E’ un vizio italiano ormai il conflitto d’interessi che sta distorcendo in maniera drammatica la realtà del nostro paese.
Un parlamentare della Lega ha affermato prima della partita con la Slovacchia che avremmo comprato la partita, (magari è una sua abitudine la corruzione, o ne condivide il metodo). Così non è andata, ma forse riusciremo ad individuare qualche calciatore che ha scommesso sulla sconfitta dell’Italia.
Il capitano della nazionale è invece riuscito a scaricare sui suoi compagni terrorizzati e mollicci, parte della responsabilità delle sconfitta.
Un calciatore del Sud Italia entrato per mezz’ora, voleva vincere la partita da solo e ci stava riuscendo, scaricando tutta la rabbia e voglia di riscatto, in quei tiri quasi goal.
Penso che mai come stavolta la Nazionale abbia ben rappresentato il popolo italiano.
Autore: Francesco Floro Flores
Il referendum di Pomigliano ha sorpreso tutti, anche me, non credo la Fiat.
Io ho ritenuto, che fosse chiaro, quanto vitale era dimostrare la necessitaà di difendere il proprio lavoro, pure a costo di rinunce , dettate a mio avviso dal mercato, più che dalla Fiat. Tra l’altro era un modo chiaro di dimostrare in modo diretto e senza rappresentanza di alcuno, il proprio diritto al lavoro. Era inoltre l’unico modo che avrebbe potuto mettere in seria difficoltà la Fiat, nell’ambito delle sue decisioni. Ora per Fiat sarà tutto più facile , e sarà libera di proporre quanto più ritiene utile.
Smontare lo stabilimento polacco dove si produce la Panda, industrialmente aveva poco senso, ora non ne ha nessuno.
Autore: Francesco Floro Flores
Una grande impresa, nemmeno più italiana al 100%, la Fiat, ha deciso di investire ancora sulla fabbrica di Pomigliano, ponendo condizioni.
Mi preme l’argomento, perchè avrà un’incidenza impressionante sull’occupazione al Sud, diretta ed indiretta, ma anche perchè potrebbe introdurre significativi cambiamenti nella dialettica tra impresa e lavoratori, cambiamenti indispensabili per la sopravvivenza dell’Italia imprenditrice, in uno scenario globale, nel quale ormai si vive.
Il primo punto su cui nessuno si è soffermato è l’indipendenza, della decisione, dal supporto finanziario statale e regionale. Fiat, cioè, investirà perchè ritiene vantaggioso farlo, purché ci siano condizioni predefinite.
Insomma, diversamente dal passato, non è l’agevolazione statale, l’incentivo ad investire, ma una precisa scelta strategica, che fa ritenere al managment di Fiat, Pomigliano, un sito industriale, che rispettando, le opportune condizioni, possa essere competitivo, con altri siti nel mondo.
E questo mi sembra un punto non da poco, per un Sud che ha visto investimenti di grandi industrie, durare poco più della durata della sovvenzione, perchè dietro, non c’era alcuna politica industriale di lungo respiro.
Si può obiettare, però che il lavoro, venga pagato caro, che la Fiat imponga un ricatto.
Ma queste sono le condizioni di Fiat, o sono le condizioni che un mercato globalizzato impone?
E’ evidente, credo anche e soprattutto ai lavoratori di imprese che producono prodotti per il mercato, che l’est e l’ovest, la ricca Europa e l’est europeo ed asiatico siano ormai a stretto contatto per effetto di un processo globale che rende i mercati, sempre più vicini.
Non si può più prescindere da questa realtà, al contrario bisogna prenderne atto rapidamente. Viviamo in un momento di grande mutamento sociale in cui l’Europa, pigra e ricca, soffre per uno stato sociale troppo costoso, per un debito troppo elevato, per un irrigidimento nella contrattualistica del lavoro, e per una pressione che viene da paesi, con un costo del lavoro più basso, con una scolarità di ottimo livello, con aggressività ed orgoglio, di chi pretende un proprio ruolo in questa nuova organizzazione mondiale.
Ma non basta. Nuove realtà come il nord Africa, si stanno affacciando verso l’Europa, stati che in passato hanno giocato un ruolo determinante nell’economia europea.
E’ cambiato il contesto, dovranno cambiare le regole, se vorremo semplicemente sopravvivere.
Pomigliano è un’occasione di cambiamento. E’ un’opportunità per gli ingegneri e gli operai di Fiat di provare ad adeguare il proprio modello di lavoro ed organizzativo, affinché sia vincente anche nei confronti dei contesti dei paesi emergenti. Non è detto che l’accettazione delle condizioni basti a vincere la sfida mondiale, ma sicuramente ha buone probabilità di riuscita.
Non solo. Domani sarà difficile, se non impossibile che un investimento possa essere promosso con delle condizioni da rispettare. Sempre più in futuro, il territorio, la sua logistica, le capacità tecniche degli ingegneri, degli operai, dovranno essere già perfettamente adeguate, affinché il mercato spontaneamente ne sia attratto. E l’esperienza Pomigliano, in una logica di competitività mondiale potrebbe creare i presupposti virtuosi di una crescita locale , per l’eccellenza creata.
Se cambia il contesto, deve cambiare il modello di rappresentatività delle imprese.
E’ preoccupante che un sindacato, in modo autonomo, porti avanti una trattativa così vitale, senza che prima non ne abbia condiviso la scelta con la realtà lavorativa. I referendum andrebbero fatti prima, affinché chi rappresenta, lo faccia con una delega chiara, e con una missione ben precisa. Per il popolo di Pomigliano è fondamentale comprendere quanto siano realmente rappresentati i loro, e solo, i loro interessi.
Il referendum rappresenterà in modo evidente con una maggioranza superiore al 95% che il primo diritto che i lavoratori pretendono che venga rispettato, sia quello del diritto al lavoro.
Il restante 5% dimostrerà la presenza di quella parte di lavoratori presenti a Pomigliano per clientela politica, o peggio per appartenenza al malaffare locale. Se così fosse, se ne ricaverebbe un ulteriore messaggio, che il popolo delle persone perbene, degli operai che gridavano di avere competenza, dovranno anche in futuro fare sentire costantemente la loro voce e la loro presenza.
Infine l’ultima questione.
Il dott. Marchionne ha dimostrato grande serietà e credibilità. E’ difficile godere della stima dei potenti e contemporaneamente essere applaudito dagli operai della Chrysler. La sua responsabilità è grande domani che l’accordo ci sarà , quando si dovranno scegliere i manager a cui affidare 700 milioni di investimento e la dignità di gente che si è sottoposta a sacrifici, per il solo diritto di lavorare.
Troppo spesso chi ha gestito le imprese del Sud, non conosceva il Sud, ed era pieno di convinzioni e pregiudizi sulla laboriosità dei meridionali, gli stessi che con grande dignità hanno fatto grandi le imprese del nord.
E’ su questo managment, che la Fiat, e gli operai di Pomigliano si giocheranno un pezzo di futuro, un primo pezzo di futuro, che finalmente potrebbe dare prospettiva anche ai propri figli.
Autore: Francesco Floro Flores
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Un cordiale saluto
Francesco Floro Flores
Autore: Francesco Floro Flores
Nel 1799 molti napoletani si ribellarono allo stato delle cose e con grande entusiasmo e Grandi Valori, donarono la loro vita per quello in cui credevano, senza paura. Ferdinando Russo morendo gridò “Muoio Uomo libero”.
Fu una breve, ma intensa, rivoluzione, e coinvolse la parte nobile della città, senza in alcun modo però, toccare la plebe, i ‘lazzari’ napoletani. Una costante della storia napoletana: una parte del popolo napoletano, che tuttora vive, meglio sopravvive, abituata ad arrangiarsi, sostenendo per ruffianeria e piccoli privilegi, la classe politica di turno. Questa parte della città ha avuto nei secoli la forza di sodalizzare con il potere politico, soffocando spesso la parte operosa ed attiva della città.
Oggi è ancora così. La Napoli perbene, quella che al mattino accompagna i figli a scuola, quelli, tanti, che alzano le loro saracinesche, i giovani che ogni lunedì, pendolari moderni, laureati, prendono il treno per Roma, Firenze, Milano,Torino, gli imprenditori operosi, con aziende vitali, gli artigiani, le mamme, le maestre, gli operai di tante grandi aziende, spesso del nord, tutti costoro sembrano non esistere.
Sicuramente non esistono per coloro i quali di Napoli sanno solo dai giornali e dalle televisioni, in cui i primi attori sono i delinquenti di ogni risma, gli assassini bambini, i politici corrotti, ma ancora di più incapaci, i falsi imprenditori esperti nella corruttela, più che nella corruzione, i morti di fame che vendono la loro città per poco, la avvelenano.
Sui giornali, in televisione, alla Napoli perbene giusto un ruolo di comparsa, e niente più. Eppure Napoli è viva, esiste ancora, pulsa e lentamente mortificata si risveglia, perchè comprende che soccombere ancora significa morire.
Significa dovere accettare che i figli lascino la loro città natale, significa temere per la propria vita, significa morire per una buca o per un lampione che cade, o per un proiettile vagante, o per le esalazioni che producono tumori.
Io ho deciso di dare spazio e voce e forza a tutte le persone di Napoli che sentono, come me, che bisogna ribellarsi, opporsi, combattere, pretendere il rispetto delle regole, della legalità. Io ho deciso di fare, di coinvolgere le forze positive e propositive della città affinché tutti assieme, si facciano mille piccole azioni che ridiano luce e speranza alla città più bella del mondo. Dove il rumore della gente è musica, dove il sorriso delle persone ancora ti rallegra, dove il sole ancora ti riscalda, dove qualcuno riesce ancora “a perdere il tempo” su una panchina, al sole.
A chi per caso mi ha letto, la preghiera di scrivermi e di coinvolgere amici, amiche, giovani, anziani, tutti coloro i quali vogliono offrire il loro contributo, senza nulla pretendere se non la rinascita di NAPOLI e della sua gente.
Si ha bisogno di architetti, urbanisti, scrittori, poeti, ingegneri, operai, vigili urbani, tassisti, mamme, casalinghe, artigiani, sportivi, pensionati, imprenditori, informatici, giornalisti, di napoletani tanti che non vivono più a Napoli, di ricercatori, di falegnami, di tutti proprio tutti, che insistono a volere semplicemente vivere a Napoli, con dignità.
Un abbraccio, Francesco